GLOW: una colonna sonora degna di un ring

Pensate che il wrestling femminile non sia altro che una noiosa pagliacciata? Preparatevi a cambiare idea con l’ultima serie arrivata in casa Netflix ossia GLOW (Gorgeous Ladies Of Wrestling). Di primo acchito può non attirare, ma GLOW è una buona serie sotto molti punti di vista.

Prima di tutto è molto #girlpower, come tanti originali Netflix di questa stagione quali Las Chicas del Cable, Girlboss Orange Is The New Black giunto alla sua quinta stagione e con cui GLOW condivide i produttori. La serie ci porta a conoscere un gruppo di ragazze coinvolte in uno show di wrestling tutto al femminile, chiamato appunto GLOW e ispirato all’omonimo spettacolo realmente trasmesso in America a fine degli anni ’80. Nessuna delle ragazze ha esperienza nel campo e così sia l’allenamento giornaliero che la ricerca da parte di ognuna di un vero e proprio personaggio da interpretare sul ring diventano un modo per conoscere sé stesse. Protagonista è Ruth, attrice rimasta senza lavoro che nella disperata ricerca di un ingaggio incappa nel pazzo progetto del regista Sam e del suo socio Bash. Nel complesso è una serie leggera grazie al suo tema principale, ma non manca di approfondire alcune tematiche del mondo femminile senza cadere nel banale o nello sbrigativo. Particolare è la tematica stessa del wrestling che viene mostrata in un’ottica diversa dal solito, lontana dai comuni pregiudizi e più vicina alla vera essenza della disciplina.

Altro pro di GLOW è la durata: adattissima per la sessione estiva e consigliatissima per la pausa pranzo, in 10 episodi da 30 minuti ci fa sentire meno la mancanza delle maratone. I personaggi sono ben sviluppati anche nell’intreccio delle loro storie, nonostante i protagonisti non siano pochi e la serie non sia affatto lunga.

E se non siete ancora convinti, ecco che arriva il punto forte: la colonna sonora.

Le note di apertura sono quelle di The Warrior degli Scandal, un brano del 1984. Quella che nei primi fotogrammi potrebbe sembrare una sigla a tutti gli effetti, in realtà è presente solo nel primissimo episodio, per il resto ci si limita ad un neon fucsia che recita il classico A Netflix original series e ad un breve motivo musicale di volta in volta diverso. La scelta di questo pezzo d’inizio è azzeccatissima, si sposa benissimo con il mood dell’intera serie.

Brano decisamente più conosciuto è The Look dei Roxette, i quali fecero uscire questo pezzo nel 1988, proprio qualche anno prima della loro canzone più famosa It Must Have Been Love.

La maggior parte dei brani presenti nella colonna sonora sembra presa direttamente da una quelle playlist per motivarsi durante gli allenamenti. Things Can Only Get Better di Howard Jones non fa eccezione, portandoci verso gli orizzonti del synth pop.

Inevitabile nominare i Tears For Fears quando si parla di anni ’80, ma in GLOW non sentirete né Everybody Wants to Rule The WorldShout, bensì questo pezzo del 1985…

Forse però il punto più interessante nell’intera colonna sonora è Life In A Northern Town dei Dream Academy, un trio folk-rock inglese attivo all’inizio degli anni ’80. Tra i produttori di questa canzone spunta anche il nome di David Gilmour, legato a questa band dall’amicizia di lunga data con il cantante e chitarrista del gruppo Nick-Laird Clowes.

L’ambientazione anni ’80 è resa in maniera impeccabile anche perché a questa colonna sonora si affiancano glitter, capelli cotonati e coloratissimi body ultra sgambati che Flashdance LE-VA- TI.

Che piaccia o meno, GLOW è sicuramente una serie unica nel suo genere, davvero un buon prodotto, forse non un capolavoro ma un bell’ 8/10 se lo porta a casa.