Xavier Rudd @ Parco della Musica, 15 giugno 2017

RECENSIONE ONESTA DI ARTISTA (A ME) SCONOSCIUTO: XAVIER RUDD AL PARCO DELLA MUSICA

“Ragazzi! Abbiamo preso i biglietti! Dovete assolutamente venire al concerto di Xavier Rudd!

Così mi disse almeno sei mesi fa una cara amica, con l’entusiasmo e la carica di chi ti sta facendo una proposta “che davvero non si può si rifiutare”. Per amore, sia ben chiaro, non certo per paura di ritorsioni. Entusiasmo genuino e contagioso che mi ha portata ad accettare di buon grado l’invito nonostante la mia totale ignoranza nei confronti di chi diamine fosse costui e perché fosse così conosciuto. “Ma certo, figata! Andiamoci!”

Xavier Rudd, dove diavolo ho già sentito questo nome? L’epifania arriva alla vista dell’enorme scritta dietro il palco montato al Parco Europa in occasione del festival Il Parco della Musica 2017. La scritta a caratteri cubitali e grezzi mi fa affiorare alla mente l’immagine di quel CD bianco masterizzato che mi lasciò in eredità Bianca, l’amica australiana che ospitai per qualche mese al liceo. Due nozioni: è un artista australiano ed è un grandissimo fricchettone.

“Ah, Fra, è anche un gran bel ragazzo”. Eh, c’avevano ragione. Fisico statuario da vichingo, occhi azzurri e capelli biondissimi legati dietro la nuca. Espressione serena e gioiosa di un uomo che si mostra in sintonia con la sua essenza di novello figlio dei fiori, la sua musica e il suo pubblico. Un uomo di cui è difficile non restare affascinati, anche in virtù del principio dantesco “Amor ch’a nullo amato amar perdona”. Insomma, anche non sapendo chi fosse, uno sguardo così innamorato del mondo non può che risvegliare sentimenti di affezione nei suoi confronti. Se poi ci aggiungiamo che si presenta a petto nudo in salopette con dei pettorali da paura, la doccia ormonale è assicurata.

A Parco Europa, in occasione della seconda delle tre tappe italiane di Rudd, il pubblico ricorda quello dei concerti studenteschi dei tempi del liceo, con lo spiccato odore di erba e vestiti freak ad infondere quel senso di libertà e frizzantezza tipico del risveglio dei sensi primaverile. Il nostro Xavier suona con una formazione a tre, a lui si affiancano alle percussioni, batteria, cori e ukulele il fidato Bobby Alu (all’anagrafe Charles Wall) e Ant Aggs alle tastiere e pianoforte. E’ la formazione dell’ultimo live registrato in Olanda, presso lo storico TivoliVredenburg.

Xavier Rudd è davvero un talentuoso polistrumentista che gioca sapientemente con chitarra, voce, didgeridoo, armonica e slide guitar con la semplicità con cui nuota un delfino. Istinto. Quello che da piccino lo portava a giocare con l’aspirapolvere di mamma come se fosse un didgeridoo e a comporre senza accorgersene melodie che un giorno si sarebbero trasformate in canzoni e, successivamente, nel suo lavoro.

La scaletta è omogenea per sonorità, si mescolano brani classicissimi come “Follow the sun” a pezzi dell’album Nanna, uscito nel 2015. Sempre presente in ogni componimento è l’impegno politico per la salvaguardia del pianeta e il richiamo all’amore universale tra le persone. Ad un certo punto scatta il tributo a Bob Marley con una rivisitazione della celebre “No woman, no cry” che emoziona anche i più attempati presenti tra il pubblico e che fa inspiegabilmente comparire una bandiera statunitense che passa di mano in mano tra i presenti. Momento tenerissimo l’ascesa di alcuni bambini sul palco con Xavier che li coinvolge in un balletto in cui l’artista a piedi scalzi esprime tutto il suo istinto paterno.

Quella regalata da Rudd al pubblico di Padova giovedì 15 giugno è stata un’ora e mezza di forte energia positiva, carica e serenità. In puro stile surfistapacifistaambientalista australiano, bello come il sole.

Francesca Papais