The Crown, che musica passa a Buckingham Palace?

E’ uscita poco meno di due settimane fa la prima stagione di uno degli originali Netflix più attesi di sempre: The Crown, il biopic della regina Elisabetta II. Costata ben 100 milioni di sterline, ci racconterà la storia della monarca più longeva della corona inglese, si dice in 6 stagioni da 10 episodi, fino ad arrivare ai giorni nostri. Una serie dall’andamento decisamente lento, ma non per questo noiosa: di puntata in puntata, entriamo a contatto con la quotidianità della Corona in ogni suo particolare, anche grazie all’ambientazione magistrale dell’Inghilterra del tempo.

Elisabetta II, 90 anni tondi tondi di cui 63 passati da Her Majesty, è testimone di uno dei secoli con i più rapidi cambiamenti della nostra storia. Guerre, personaggi della politica, movimenti culturali e mode si sono susseguiti con lei fissa a palazzo. Celebri sono le foto che la ricordano negli outfit più diversi nel corso degli anni e la sua “leggera” preferenza per i colori discreti, come il verde fluo sfoggiato quest’anno al suo novantesimo compleanno. E’ inevitabile pensare alla musica in fatto di cambiamenti: da quel 2 Giugno 1953 in cui la corona toccava per la prima volta il capo dell’attuale regina ad oggi, non è di certo la stessa. Ed Elisabetta non si è fatta sfuggire i più meritevoli del mestiere, facendoli passare per casa sua, Buckingham Palace.

In quanto regina può conferire, due volte nell’arco di un anno, i titoli di Sir o Lady a chi tra i cittadini del Regno Unito (e non) si è distinto per le proprie opere. Tra questi nel mondo della musica Bob Geldof, Elton John, Sting, Robert Plant, Annie Lennox e Brian May.
Primo titolo MBE (Member of the British Empire) per la musica moderna e forse il più aneddotico, fu quello dei Beatles nel 1965. I quattro ragazzi di Liverpool, in quel periodo in vetta alle classifiche con il loro quinto LP Help!, non avrebbero minimamente pensato di ricevere tale onore, anzi dai racconti si scopre che non ne conoscevano nemmeno l’esistenza. “Tutti pensavamo che fosse elettrizzante: incontreremo la regina che ci darà una medaglia. Pensai: è fantastico!”, confessò un giovane Ringo Starr. I Fab4, almeno inizialmente, avevano tutti a cuore quella signora che li trattò, come dice Paul McCartney, con affetto quasi materno. Da quell’episodio nacque Her Majesty, ghost track contenuta in Abbey Road, che inizia proprio dicendo Her Majesty’s a pretty nice girl.

John Lennon però, quattro anni dopo, decise di restituire la sua medaglia alla regina, per dissociarsi dal supporto che la corona aveva dato agli Americani durante la guerra del Vietnam. Una scelta di coerenza, la definì Lennon stesso, motivo che forse non influenzò Mick Jagger nell’accettare il suo MBE nel 2003. Il titolo fu molto discusso, molti pensavano cozzasse con il suo stile di vita e che nemmeno tutta la beneficenza fatta in quegli anni bastasse perché gli fosse conferito l’onore. Jagger non fu l’unico membro dei Rolling Stones inserito nella lista di papabili nuovi “baronetti” di quell’anno: anche Keith Richards lo era, ma rifiutò definendo l’MBE un “misero onoruccio”.

C’è anche chi ha declinato l’invito della regina, come David Bowie nel 2000 o Paul Weller nel 2003. Le ragioni che accomunano questi rifiuti sono quelle del “Grazie, ma non fa per me”. Ma c’è anche chi nel corso degli anni ha cambiato idea. Eric Clapton venne nominato OBE (Officer of Order of the British Empire) nel 1994 e poi elevato a CBE (Commander of the Order of the British Empire) dieci anni dopo. L’artista ammise di aver cambiato opinione sull’onoreficenza negli anni e che non avrebbe mai potuto accettarla da giovane perché si poneva contro il sistema. La maturità invece lo ha portato a vedere quel titolo come un riconoscimento a chi ha saputo essere un esempio per qualcuno nel proprio campo.

Anche chi non è cittadino inglese può aspirare a ricevere un riconoscimento direttamente dalla regina. E’ il caso di Bono Vox che pur avendo ricevuto il suo KBE (Knight Commander of the Order of the British Empire) nel 2007, essendo irlandese non può tecnicamente essere chiamato Sir. Il frontman in quell’anno ci scherzò su: “Chiamatemi pure come volete, eccetto “Sir”: mi vanno bene re dei re o semi-dio”.

Ma nella storia della Regina Elisabetta la musica non si esaurisce qui. Nel giugno 2012 fuori Buckingham Palace è stato organizzato un super-concerto in onore del suo sessantesimo anno di regno, chiamato il Diamond Jubilee Concert. Anche dieci anni prima, per il giubileo d’oro, erano stati organizzati due concerti, uno di musica classica e uno a tema pop/rock, entrambi a palazzo. Quello del 2012 è stato un evento musicale che ha spaziato tra i generi e le epoche musicali, dalle hit pop di Kylie Minogue a “Somewhere”  dal musical “Les Miserables”, da un pezzo di storia come Paul Mccartney a un giovanissimo come Ed Sheeran. Canzone finale in scaletta? La beatlesiana Ob-la-di ob-la-da, proprio prima del discorso del Principe Carlo e dell’entrata in scena della Regina con il diamante del suo giubileo.