Raccontare l’Erasmus: una storia lunga 30 anni

Buon compleanno, Erasmus! Trent’anni fa veniva istituito il progetto universitario che permette agli studenti di studiare in un ateneo europeo a scelta, per un periodo variabile tra i tre mesi a un anno (circa). Dal 1987 a oggi il progetto Erasmus ha mosso circa 4 milioni di persone, dal Portogallo alla Turchia.

Le celebrazioni sono già iniziate: a dare il via, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini.

In trent’anni di cose ne sono successe: ormai Erasmus è entrato nel linguaggio comune e nelle aspirazioni di qualunque studente. Non è più solo un periodo di studio all’estero: è soprattutto un’esperienza di vita, a prescindere dal luogo. Si può essere in Polonia, a difendersi dal freddo, o ritrovarsi a Parigi e affrontare la storia che accade, come l’attentato a Charlie Hebdo.

L’Erasmus è diventato anche teatro, grazie all’iniziativa dell’Università di Valencia che ha dato il là a Scena Erasmus: un testo teatrale e tante compagnie europee pronte a portarlo sul palco dell’Europe Scene Festival della città spagnola.

Con gli anni l’Erasmus è diventato più “facile”. Pensate: 23 anni fa era fondato sul passaparola, le schede telefoniche per chiamare a casa e una buona dose di spirito di sopravvivenza. Oggi uno studente in partenza può contare sull’app per smartphone Erasmus+ e sugli sconti aerei di Ryanair.

Col passare del tempo il progetto ha travalicato anche i confini europei, portando studenti e ricercatori in altri continenti, per un grande “abbraccio mondiale”. Una delle mete più gettonate, l’America del sud.