Le ossa musicali dell’URSS: intervista a Stefano Aloe
Come si poteva ascoltare un disco dei Beatles o dei Rolling Stones all’interno di uno stato che proibiva in maniera tassativa l’ascolto della musica occidentale?
Stefano Aloe, professore di slavistica presso l’Università degli Studi di Verona, ci ha raccontato come i ragazzi dell’Unione Sovietica ascoltavano la musica rock negli anni ’60 e ’70. In occasione del seminario Altreurope dedicato agli studi sull’Europa centro-orientale e sud-orientale e promosso dal dipartimento di studi linguistici e letterari, il professore racconta di quanto fosse difficile per un adolescente russo mettere le mani su una copia di Stairway to Heaven, tanto che per molti anni si è ricorso a copie su radiografie sottratte agli ospedali.
“Si tratta di una storia assolutamente vera” – dice il professore – “Questi dischi sono passati alla storia come musica sulla ossa o sulle costole, e sono nati dall’intraprendenza di alcuni ragazzi che hanno scoperto che le vecchie lastre smaltite dagli ospedali potevano essere usate come sostituto del vinile.”
Nonostante la scarsa qualità e l’alta deteriorabilità, questi “dischi” hanno permesso una grande circolazione della musica occidentale all’interno degli stati dell’Unione.