Nessuno suona per Trump: quando la musica diventa politica

Mancano pochi giorni all’insediamento del 36° presidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump. Un personaggio che non suscita le simpatie della maggior parte dei personaggi del mondo della musica, tanto che lo stesso neo-presidente ha effettivamente faticato a trovare qualcuno che voglia esibirsi all’inaugurazione a Washington. La lista di quelli che hanno rifiutato è lunghissima: si va da Elton John, Andrea Bocelli, i Beach BoysIce-T e le Dixie Chicks. Lo stesso Moby, che tramite social si è sempre espresso ferocemente contro il tycoon, ha rifiutato l’offerta di fare un dj-set, o semmai aveva valutato l’idea di suonare i Public Enemy e remix di Stockhausen.

Si tratta di un atteggiamento un po’ snob di pochi artisti intellettualoidi, oppure di una giusta presa di posizione nei confronti di un personaggio che non rappresenta le proprie convinzioni politiche? Musica e politica sono due insiemi che non dovrebbero mai intersecarsi?

La musica è sempre stata fortemente connessa con la sfera politica, in quanto è capace di comunicare un messaggio veicolando sentimenti ed emozioni. Si tratta di un potere fortissimo, che gli uomini politici conoscono bene, e di grande efficacia se utilizzato con fini propagandistici. Verdi ha sempre inserito contenuti politici nelle sue opere, come il coro degli ebrei nel Nabucco, un chiaro invito agli italiani a ribellarsi verso la presenza austriaca. Celebri sono anche i casi di Pietro Mascagni, che in uniforme fascista diresse lo stesso Va’ Pensiero alla presenza di Mussolini, oppure Fürtwängler che festeggiò il compleanno di Hitler con la Nona sinfonia di Beethoven.

In America, la musica come forma di protesta si svolgeva prevalentemente nei campi di cotone, quando gli schiavi intonavano canti riferiti a temi di libertà e servitù del vecchio testamento, come Swing Low, Sweet Chariot  e Go Down Moses. Nella seconda metà del novecento, il tema dei diritti civili trovò la propria voce attraverso Joan Baez e la sua versione di We Shall Overcome, mentre moltissimi artisti come Bob Dylan e John Lennon espressero il proprio dissenso verso la guerra del Vietnam e invitavano tutti ad impegnarsi concretamente per la pace.

Dall’hip-hop al punk, la musica ha sempre veicolato forti messaggi politici, figli soprattutto dell’attualità e delle esigenze del periodo. Trovo quindi che sia un segno di onestà da parte dell’artista decidere di non aderire a manifestazioni che non rappresentino le proprie convizioni politiche, etiche o culturali.

Non sono stati rari però gli scivoloni di molte personalità del mondo dello spettacolo, che si sono esibiti di fronte a personalità di dubbia reputazione. Nel giugno 2013, Jennifer Lopez cantò Happy Birthday al presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdymukhamedov, il cui regime è stato definito “uno dei più repressivi del mondo” dall’Human Rights Watch. Nel 2009, Sting cantò per la figlia del dittatore dell’Uzbekistan Islam Karimov, un personaggio famoso per far bollire vivi i propri avversari. Gli stessi Queen, nel 1984, fecero alcuni concerti a Sun City in Sud Africa. Erano gli anni della lotta all’apartheid, e molti accusarono la band di Freddie Mercury di manifestare poca solidarietà nei confronti della popolazione di colore.

Si tratta di casi limite, dove gli artisti hanno suonato per veri e propri dittatori, responsabili della morte dei propri avversari politici. Il signor Trump deve ancora dare prova delle sue capacità, e magari potrebbe rivelarsi meno peggio di quanto lo si dipinge. Una cosa è certa: al neo presidente gireranno sicuramente le scatole al pensiero che nel 1974 Mubuntu Seso Seko , il dittatore dello Zaire, invitò James Brown per un festival musicale a Kinshasa, in quella che è stata una delle sue migliori esibizioni.

Tommaso Rocchi
Chi è Tommaso Rocchi
Avidissimo divoratore di musica (e di buona cucina in generale), qui in radio mi occupo della programmazione musicale e di scovare artisti che non avete ancora mai sentito nominare. Se cercate un consiglio musicale, sapete a chi potete chiedere!
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