Liam Gallagher: “il rock non può essere fatto al computer”. Perché?

La posizione di Liam Gallagher riguardo l’attuale evoluzione della produzione musicale sembra non lasciare dubbi all’interpretazione. Come riportato da Rockol, l’ex membro degli Oasis dichiara:

“Oggi come oggi è pieno di cosiddette rock band che si tengono la chitarra al collo come fosse un pezzo di bigiotteria. Attaccate quella stronza e tirate su il volume! E il cantante deve lamentarsi se le chitarre non fanno troppo casino. A suonare tranquilli non si aiuta nessun cantante”.

Effettivamente, l’idea di rock band è oggi più che mai confinata in una dimensione estetica. Provate ad ascoltare un video dei The Kolors senza attivare l’audio. C’è il chiodo di pelle, le toppe, le chitarre e la batteria, tutti elementi che rimandano immediatamente all’immaginario del rock n’ roll. C’è però un’effettiva discrepanza tra gli strumenti e il prodotto musicale finale, perché ciò che sentiamo non è il rock a cui allude il video.

Probabilmente i The Kolors hanno scelto di giocare sulla loro immagine, ma tutto ciò verte su una grande questione che attraversa gli ultimi quattro decenni della storia della musica: gli strumenti stanno davvero scomparendo dalla musica? Gli scettici, come il cantante Liam Gallagher, potrebbero preoccuparsi che la quantità venga a scapito della qualità, mentre altri pensano che la musica sia in declino dalla morte di Tchaikovsky.

Ad oggi sono molteplici le vie per fare musica. Il fenomeno degli strumenti lasciati in cantina, o direttamente ad impolverarsi in negozio, è da attribuirsi anche all’incremento di tanti programmi che permettono di fare musica da soli, senza doversi riunire ogni pomeriggio nel garage dell’amica per le prove: si selezionano gli strumenti, si imposta il beat e ci si può tranquillamente cantare sopra. Siamo addirittura arrivati al punto in cui un musicista può affrontare un concerto completamente da solo.

Tash Sultana o Jain sono solo alcuni degli esempi di artisti multi-tasking che si servono del digitale per poter manipolare la voce degli strumenti e farli dunque cantare simultaneamente, per un’intera esibizione.

Certo, la poetica del lavoro ragionato a tavolino, con tempi più naturali, con la professionalità di musicisti che hanno imparato a suonare uno strumento musicale, perde un po’ di quota. Molto spesso però le lezioni di musica non sono proprio economiche, oltre a richiedere una costante dedizione che non sempre si riesce a rispettare nella routine quotidiana. Ecco che il digitale consente di valicare questo step, venendo incontro anche alle persone che vogliono far partire un progetto musicale senza necessariamente saper suonare perfettamente una chitarra.

DOPO IL DIGITALE, COS'E' SUCCESSO ALLA MUSICA?

L’avanzamento tecnologico ha anche reso molto più facile la tecnica di looping.

I loop musicali erano originariamente pezzi di nastro magnetico che venivano tagliati in luoghi strategici e legati insieme. Stockhausen ed i Beatles sono pionieri di questa tecnica, che ha trovato terreno fertile nella musica psichedelica e avanguardistica. Oggi l’utilizzo dei loop è molto frequente in diversi stili di musica, dalla techno al jazz contemporaneo. L’impiego di effetti digitali può rendere i suoni radicalmente diversi dalla sorgente audio originale (ogni oggetto può fare musica), non per forza sottraendole qualità.

Guardando invece all’universo del rock, la carriera dei Coldplay è esemplificativa. Se Parachutes inaugura il secondo millennio con forti rimandi ai Radiohead ed alla solenne rockband degli U2, già nell’album Viva La Vida del 2008 i Coldplay abbracciano suoni artificiali, senza che Chris Martin abbia dovuto staccare le mani dal suo pianoforte. Adattandosi alle richieste del grande mercato, la band ha integrato suoni digitali che ben si accostano alla loro musica.

Gli strumenti seguiranno la medesima sorte dei libri (già la stanno imboccando) ma non disperare Liam: ci sarà sempre qualcuno che ha bisogno di scrivere per respirare o che si sentirà libero solo quando attacca il jack a una chitarra. Inoltre gli strumenti che il digitale offre hanno già creato canzoni incredibili, che hanno già lasciato una traccia in questo travagliato presente storico.

1 Commento su Liam Gallagher: “il rock non può essere fatto al computer”. Perché?

  1. Gaia Mangiaracina // 24 settembre 2017 a 20:01 //

    Io sono d’accordo solo in parte con questo articolo. Penso che Liam Gallagher abbia ragione nell’affermare che oggi la musica si stia “computerizzando”. È un fenomeno che non riguarda solamente il rock, ma anche (se non soprattutto) altri generi musicali. Tra questi direi che quello più “dipendente”dal computer è il rap. Tornando al rock, tra gli altri sono stati menzionati i The Kolors come esempio per spiegare le parole di Gallagher. Bene, prima di tutto vorrei far notare che i The Kolors sono tra i pochi artisti italiani che creano basi musicali con chitarre, batteria e synth e utilizzano questi strumenti live durante ogni esibizione. Il computer è solo “un’aggiunta” per compensare la mancanza di alcuni strumenti come il basso. Inoltre ci tengo a precisare che i The Kolors non sono una “rock band”. Con questo intendo dire che nelle loro canzoni mescolano diversi generi musicali come il pop, il funk e tra questi rientra ANCHE il rock (più che altro si tratta di indie rock). Inoltre non sono assolutamente d’accordo sul fatto che il loro video richiami musica propriamente rock. Sì è vero, indossano chiodi (tra l’altro alternati a giacche di jeans), ma questo non è uno stile studiato a tavolino, bensì una scelta spontanea dei tre componenti della band che non ha nulla a che fare con il loro genere musicale. Mi scuso se mi sono dilungata troppo e ringrazio radiobue.it per avermi dato la possibilità di esprimermi.

I commenti sono bloccati.