La musica contro i social network, anche se non può farne a meno

Il movimento critico degli ultimi anni contro l’abuso di social network sta trovando sempre più spesso dei portavoce nel mondo musicale. L’anestesia dei sentimenti e l’impoverimento dei rapporti tra le persone a causa delle connessioni virtuali, cominciano a comparire in sempre più canzoni. Se Di Caprio scende in campo contro il surriscaldamento globale, diversi musicisti vogliono sensibilizzare sulla deriva social del mondo.

Il più recente campanello d’allarme è stato azionato da Moby col singolo Are You Lost In The World Like Me composto assieme a The Void Pacific Coir. La solitudine cantata nel pezzo è quella delle persone chiuse in se stesse, ripiegate davanti ai propri apparecchi elettronici. Fino al punto da non sapere letteralmente dove andranno a finire: basta vedere la fine del video per capire le dimensioni catastrofiche che Moby attribuisce al fenomeno.

Un finale quasi sovrapponibile a quello del video di Carmen, canzone del 2015 di Stromae in cui l’alienazione da social (in particolare da Twitter) prende le forme di un uccellino azzurro che cresce a dismisura, fino a condizionare totalmente la vita del protagonista del video (una caricatura animata di Stromae stesso).

Gli Africa Unite propongono un’ efficace etichetta delle nuove masse incatenate ai social con il brano L’esercito con gli occhiali a specchio. Occhiali a specchio, quindi, cioè dotati di lenti che auto riflettono un’immagine, la propria, come must di una società dell’apparire che ha nei social le proprie armi predilette.

Per quanto lodevole come impegno, non può che produrre un enorme cortocircuito. Alla lamentela riguardo all’abuso dei social, si oppone l’altra faccia della medaglia: il valore indispensabile che assumono per gli stessi musicisti che li condannano. Senza volersi scagliare contro i tre esempi portati su, Moby sfiora i due milioni e ottocento mila fan su facebook, Stromae ne ha due milioni e mezzo su Twitter, e anche gli Africa Unite se la cavano abbastanza bene, a loro modo. Inutile accanirsi su di loro, dato che se ci sono ancora casi di uomini di spettacolo assai famosi che non usano i social (Emma Stone, Sandra Bullock) nessuno di loro ha a che fare con la musica. Anzi, i contatti più seguiti appartengono proprio a pop star (il che non può che fargli piacere).

I social, lo si voglia o no, vengono in aiuto in diversi modi a chi porta avanti una carriera musicale. Ne sono nati addirittura di appositi per favorire cantanti e musicisti: delle specie di luoghi solidali dove scambiarsi consigli, ricercare facilmente membri per una band. Lo scivolone su facebook di Gianni Morandi, poi, ha aperto gli occhi riguardo ai social manager, che soprattutto in ambito musicale sono ormai figure professionali riconosciute, a proposito di quanto non solo sia indispensabile ma anche da gestire con una certa strategia.

Non si può rinunciare ai social, pur avendo idee negative sui cambiamenti che determinano nel mondo, perché permettono una connessione continua con i fan, a cui viene anche data l’illusione di poter in qualche modo interagire con i propri idoli. La gestione del proprio lavoro tramite i social, rientra ormai nelle strategie commerciali di punta, come canale pubblicitario primario. È fondamentale per la diffusione di dati relativi a concerti, date d’uscita, merchandise. Quindi è una critica che va a ledere gli stessi interessi dei cantanti che la alimentano, e di questo loro ne sono probabilmente consapevoli.