Kasabian @ Gran Teatro Geox 25/02/12


altPensavo ci fossero più Hipsters” disse il mio batterista, convinto di trovare una carrettata di indie con gli occhiali da nerd che si vantavano di ascoltare i Kasabian da prima che diventassero “mainstream”, concetto comunque estremamente soggettivo se riferito al nostro belpaese. Bé io sono contento che i quattro ragazzoni di Leichester abbiano fatto il tutto esaurito al Geox, quando questi primati vengono generalmente conseguiti dai nostri discutibili conterranei come Modà o Jovanotti. No, i Kasabian si sono fatti la loro gavetta e si sono conquistati l’amore dei loro fan con il tempo e il duro lavoro, e si meritano questo risultato.

Con il loro quarto album Velociraptor il gruppone inglese ha consolidato lo stile emerso dal precedente The West Rider Pauper Lunatic Asylum, giocando maggiormente con arrangiamenti elettronici, senza ovviamente dimenticare i capisaldi del rock inglese, come i Beatles o gli Zeppelin.

E nonostante un’eccessiva preponderanza di bassi (poretti, mica colpa loro) che faceva un po’ perdere le chitarre, il pubblico ha cantato e ballato al ritmo di Underdog, Fire, Days Are Forgotten, Shoot The Runner, L.S.F. per una super scaletta da un ora e tre quarti, da ritrovarsi zuppi di sudore pur essendo fine febbraio.

Magari è solamente una mia impressione, ma in certi momenti avverto come una vibrazione proveniente da questi gruppi inglesi, come se avessero ereditato la capacità di trasmettere tutta una serie di sentimenti ed emozioni dai loro “padri” degli anni ’60-’70, una sorta di brio seguito da un sorriso ebete che ti accompagna per tutto il giorno seguente. Alché ovviamente ribatterete con un: “Ma se il chitarrista è mezzo genovese?” Vabbè, il “Graziiee vi amo tuti” non l’ha pronunciato proprio benissimo eh!

Tommaso Rocchi