Imparare una seconda lingua con il “Process Drama” a Unipd

Lo scorso dicembre l’Università di Padova ha seguito il buon esempio della Normale Superiore di Parigi e ha avviato il progetto biennale sperimentale “Cultura e Accoglienza” rivolto ad alcuni profughi richiedenti asilo politico. L’obiettivo: offrire percorsi di apprendimento della seconda lingua, l’italiano.

Oggi a RadioBue.it – a conclusione del primo semestre di attività – abbiamo ospitato due studenti e due ricercatrici per farci raccontare un pezzetto delle attività che hanno realizzato: il laboratorio teatrale con la tecnica del process drama.

Ci hanno raggiunto in studio gli studenti ospiti Melekysedeck Kop (del Camerun) e Austine Christopher (della Nigeria), la professoressa Fiona Dalziel (del Centro linguistico di ateneo e Dipartimento di studi linguistici e letterali) ed era in collegamento via Skype dal Trinity College di Dublino la professoressa Erika Piazzoli.

COS'E' IL PROCESS DRAMA

La definizione che la stessa ricercatrice Erika Piazzoli dà del process drama è:

una forma drammatica utilizzata a scopo didattico. A differenza di altre forme teatrali, il process drama non segue un copione, né mira alla realizzazione di uno spettacolo teatrale. Al contrario, parte da un canovaccio, o pre-testo, per esplorare un percorso drammatico che nasce dalla collaborazione dell’insegnante e dei partecipanti. In questo senso, sia l’insegnante che i partecipanti si alternano nella funzione di autori, registi e attori. Questa collaborazione elimina la tradizionale gerarchia insegnante-apprendente, instaurando una sinergia creativa utile al processo di acquisizione/apprendimento.

Il percorso teatrale creato dal gruppo non prevede la presenza di un pubblico esterno; questo libera il partecipante dal peso di doversi esporre, di dovere memorizzare battute e movimenti e di essere giudicato. Al contrario, i partecipanti fungono sia da attori che da pubblico interno; spesso si ritrovano ad interpretare un “ruolo collettivo”, dove il gruppo si esprime simultaneamente.

Questa dimensione protegge l’apprendendere, allo stesso tempo, libera il suo potenziale espressivo, spostandone il focus dal recitare per un pubblico all’esplorazione con il gruppo.

Il progetto “Cultura e Accoglienza” prevede due anni di sperimentazione a partire da gennaio 2017. Nel primo semestre di attività sono già state coinvolte 31 persone, tra i 18 e i 33 anni, provenienti da Siria, Libia, Nigeria, Pakistan, Gambia, Egitto, Togo e Camerun e accolte all’Università di Padova come studenti ospiti. Tre di loro, nel corso di questi sei mesi, hanno ottenuto lo status di rifugiato politico.

Gli studenti ospiti sono stati inseriti in gruppi di studio di lingua italiana già gestiti e organizzati dal Cento linguistico di ateneo, insieme ad altri studenti Erasmus e/o stranieri. Il lavoro corale dell’ateneo ha riunito le competenze del servizio Diritto alla studio e Tutorato e ha impegnato molti tutor volontari. Dal prossimo anno accademico i tutor che seguiranno il progetto riceveranno una retribuzione (il bando del tutorato si aprirà dal 19 giugno al 4 luglio).

I dati del progetto saranno raccontati venerdì 2 giugno durante la Festa della nuova repubblica organizzata dall’Università di Padova per festeggiare l’importanza dell’intercultura.

L’evento Facebook della Festa della nuova repubblica durante la quale saranno resi noti i risultati del progetto Cultura e Accoglienza.

Gioia
Chi è Gioia
Coordino e dirigo RadioBue.it e mi occupo di eventi e comunicazione per l’ufficio Relazioni pubbliche dell’ateneo di Padova. Mi piace leggere e consigliare libri in sintonia con i desideri dei lettori il venerdì in radio alle 13.30 nella rubrica "Personal Book Shopper - dimmi chi sei ti dirò cosa leggere"
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