I migliori dischi del 2017 secondo Radiobue.it

È sempre più difficoltoso tener conto delle nuove uscite, visto il ritmo impressionante con il quale vengono pubblicati gli album: dopo un glorioso 2016 che aveva portato dischi eccellenti come quelli di Solange, Kanye West o Nick Cave ero piuttosto amareggiato dal dover selezionare i migliori del 2017, convinto che sarebbe stato estremamente difficoltoso tirare fuori almeno 10 titoli degni di questo nome. Sono rimasto perciò piacevolmente sorpreso quando, nello stilare la bozza dell’articolo, ho notato come invece fosse uscito moltissimo materiale interessante, ma tutto a distanza ravvicinata. Molto spesso se si vuole rimanere aggiornati sulle ultime novità, si fatica a dedicare il giusto tempo ad un ascolto attento: mi sono trovato così con una lista impressionante dalla quale ho dovuto falcidiare anche album meritevoli, salvando solamente quelli che resisteranno ai venti del cambiamento. Questi sono i migliori album del 2017!

KENDRICK LAMAR - DAMN.

Il 2017 è stato l’anno della definitiva consacrazione di Kendrick Lamar. Dopo la rivoluzione compiuta dal rapper di Compton con il suo album To Pimp A Butterfly nel 2015, il nuovo DAMN. ha ribadito l’altissimo livello musicale e sperimentale delle sue composizioni, affermandolo come uno degli artisti più innovativi non solo nell’ambito hip-hop ma anche in quello della musica mondiale. Brani come HUMBLE. riescono ad avere un impatto incredibile, possedendo un ritmo e un flow più unici che rari nonostante utilizzino basi musicali costruite fuori dal classico concetto di armonia e tonalità. Campioni provenienti da U2, Bruno Mars o Rick James vengono deformati, scarnificati fino a diventare irriconoscibili e piazzati in un ordine solo apparentemente casuale. Lavorare con una personalità del genere non deve essere sicuramente facile, ma proprio per questo motivo il risultato finale si aggiudica il titolo di capolavoro.

THE XX - I SEE YOU

The xx sono la band più influente degli ultimi dieci anni: se ci pensate, l’uscita e il conseguente successo del loro album di debutto nel 2009 ha fatto realizzare a moltissime band e artisti solisti che era possibile scrivere musica tutto sommato tranquilla senza scadere nel melenso, nella ballata o ancor peggio nella noia. Chitarre pulite e riverberate unite a un’elettronica discreta ed elegante sono diventate la cifra stilistica della band inglese, riutilizzate più o meno bene da molte altre formazioni. Magari The xx non sono stati i primissimi a sfruttare questo tipo di mood o atmosfera, ma sono sicuramente quelli che hanno contribuito maggiormente a farlo uscire dalla nicchia indipendente. Il nuovo lavoro I See You si dimostra decisamente più “animato” rispetto al precedente Coexist, introducendo nuovi elementi provenienti dal mondo della dance che danno tutto un altro ritmo alle produzioni del trio londinese.

THE WAR ON DRUGS - A DEEPER UNDERSTANDING

Decisamente più orientato al passato, il nuovo album dei The War on Drugs è una vera lettera d’amore ad artisti come Van Morrison o Paul Simon. La cadenza di Adam Granduciel, così simile a quella di un giovanissimo Mark Knopfler all’inizio della propria carriera, non fa altro che accrescere il senso di nostalgia espresso da A Deeper Understanding. Con brani lunghissimi per gli standard attuali, da un minimo di quattro minuti fino alla bellezza di undici, la band si prende tutto il tempo che gli serve per raccontare le proprie canzoni, con lunghi intermezzi strumentali molto semplici ma estremamente espressivi: l’assolo di chitarra in Strangest Things è uno dei momenti più alti dell’intero disco. Tecnicamente parlando poi, si parla di uno dei dischi rock con il miglior mixaggio degli ultimi anni.

!!! - SHAKE THE SHUDDER

Pur dotati di uno dei nomi più difficili da pronunciare nella storia della musica, finora i !!! (si legge Chk Chk Chk) hanno prodotto sei album in studio avendo sempre scolpito in testa un unico obiettivo: far ballare. L’ultimo lavoro Shake The Shudder non tradisce le aspettative, mettendo a segno una compilation energica ed estremamente ballabile. Sarà perché sono sempre stato un grande amante di band come Chic o Kool & The Gang, ma queste chitarrine e influenze anni ’70 personalmente mi mandano fuori di testa. Se poi vengono mescolate ad elementi provenienti da un dancefloor più moderno il risultato diventa irresistibile.

FATHER JOHN MISTY - PURE COMEDY

Il termine cantautore ha sicuramente perso gran parte della sua valenza, visto che ormai viene appioppato a chiunque impugni una chitarra acustica. Decido perciò di sbilanciarmi: per me Father John Misty è l’unico cantautore moderno degno di tale nome. Provate ad ascoltare qualche canzone del suo nuovo album Pure Comedy per averne la conferma. Brani come Ballad of The Dying Man o l’incredibile When the God of Love Returns There’ll Be Hell to Pay sarebbero in grado di suscitare l’invidia o la profonda ammirazione dei mostri sacri della grande tradizione americana, oltre a polverizzare le ambizioni di qualsiasi musicista in erba. Josh Tillman parla di temi complessi come la religione, la società dell’apparenza e l’amore non ricambiato con una delicatezza unica, articolando le sue canzoni sulla base di strumenti classici come il pianoforte e la chitarra, lasciando alle parole il ruolo principale. Dedicato ai romanticoni.

FOO FIGHTERS - CONCRETE AND GOLD

Dopo il non eccellente Sonic Highways del 2014 (si trattava di un esperimento unico nel suo genere, limitato dai continui spostamenti della band) la band di Dave Grohl e soci si è presa una giusta pausa di riflessione per capire bene come superare la crisi dei vent’anni. Perché i Foo Fighters cominciano ad avere un’età considerevole per una band, e il rischio di scadere in cliché o ancor peggio in banalità è dietro l’angolo. Per questo Concrete and Gold ha rappresentato una piacevole sorpresa: un album decisamente più sporco e metallico, aggressivo, con delle scelte di mixaggio “sbagliate”dal punto di vista del pop commerciale ma di grande effetto e coerenti con il prodotto finale. Se si aggiunge il fatto che Dave Grohl ha sfornato alcune delle migliori canzoni mai scritte dalla band negli ultimi anni, Concrete and Gold diventa un album imprescindibile per la vostra collezione.

LORDE - MELODRAMA

La fanciulla prodigio di Pure Heroine è inevitabilmente cresciuta: se nel suo album di debutto una Lorde appena diciassettenne parlava di temi tipicamente adolescenziali come l’ansia sociale, il bisogno di romanticismo e le prime sbronze, Melodrama si sposta verso un bisogno di libertà e uno sguardo decisamente più cinico verso la realtà. Dal punto di vista musicale, se il primo album della cantante neozelandese era essenziale nell’arrangiamento tanto da basarsi quasi esclusivamente sulle armonizzazioni vocali per quanto riguarda la melodia, il secondo lavoro utilizza uno stile più tradizionale, pur conservando un altissimo cura dei dettagli e dei suoni. Si tratta di due Lorde completamente diverse, quindi è molto probabile che possiate odiare questa nuova uscita se avete adorato Pure Heroine.

GODBLESSCOMPUTERS - SOLCHI

Unico album italiano ad entrare in classifica, che ci volete fare. Seppur molto bene scritti, personalmente ho trovato Faccio Un Casino di Coez un pelo troppo da adolescenti mentre Infedele di Colapesce troppo da orfani di Battiato. Il terzo album di Godblesscomputers non rappresenta nulla di estremamente innovativo o rivoluzionario: si tratta di uno stile che affonda le sue radici nel trip-hop anni ’90, già ampiamente collaudato da artisti come Bonobo o Shigeto. Senza alcuna pretesa di sconvolgere il linguaggio della musica elettronica, Solchi vuole essere un disco bello da ascoltare, riuscendoci perfettamente. Utilizzando suoni decisamente più “organici” rispetto a molti altri colleghi, Lorenzo Nada crea un percorso musicale variegato e piacevole, alternando atmosfere rilassate a momenti più concitati, modulando nu-jazz, elettronica e downtempo attraverso campioni accuratamente selezionati. Una chicca da veri intenditori.

GORILLAZ - HUMANZ

Il primo album dei Gorillaz dopo un’immensa pausa di quasi sette anni ha dimostrato una questione fondamentale: l’umiltà misura la qualità di un artista. Perché ormai Damon Albarn, con quasi 50 anni di età e visti i suoi trascorsi con un progettino da nulla come i Blur, potrebbe tranquillamente fare come gli pare e divertirsi ad insultare altri musicisti via Twitter come il coetaneo Liam Gallagher. Invece con Humanz il leader dei Gorillaz fa un abbondante passo indietro, relegando i suoi ritornelli cantati a pochissimi frammenti e lasciando campo libero ad alcuni dei nomi più caldi della nuova scena musicale: Vince Staples, Popcaan, Kelela e molti altri. Ogni brano è cucito addosso al proprio interprete, tanto che molte volte si fatica a riconoscere l’impronta tipica della band. Anche per questo molti puristi hanno criticato il nuovo lavoro, tanto da non considerarlo neanche un vero e proprio album dei Gorillaz. Eppure è proprio questa incredibile varietà a rendere unico Humanz.

THE AFGHAN WHIGS - IN SPADES

Una delle band americane più longeve e probabilmente meno conosciute, nel corso di quasi trent’anni di carriera The Afghan Whigs hanno elaborato uno stile che ha ispirato moltissime band come The National, My Chemical Romance e addirittura gli Afterhours. I dieci anni di pausa sono stati mortali per la formazione dell’Ohio, facendo passare sotto tono la loro reunion nel 2012 e il nuovo album Do The Beast del 2014. Un destino amaro toccato anche al nuovissimo In Spades: un album straordinario che però è stato notato da pochi anche per colpa dell’uscita di Sleep Well Beast dei The National, molto simile per sonorità ed atmosfere. In soli dieci brani The Afghan Whigs riescono ad esprimere al meglio la loro estetica musicale: testi cupi ed estremamente asciutti uniti ad un’orchestrazione magistrale di tutti gli strumenti, il tutto a supporto di canzoni con ritornelli memorabili. Senza contare l’impressionante lavoro di registrazione, mixaggio e mastering che ha richiesto il lavoro di 13 persone.

Per quest’anno è tutto, anche se effettivamente mancano ancora un paio di settimane alla fine di dicembre e manca ancora all’appello il nuovo album dei N.E.R.D. Quali sono stati i vostri album preferiti del 2017?

Tommaso Rocchi
Chi è Tommaso Rocchi
Avidissimo divoratore di musica (e di buona cucina in generale), qui in radio mi occupo della programmazione musicale e di scovare artisti che non avete ancora mai sentito nominare. Se cercate un consiglio musicale, sapete a chi potete chiedere!
Contatto: FacebookTwitter