Giovanni Lindo Ferretti @ Macello, 24 maggio 2014

Altro giro, altra corsa: è la volta di un attesissimo, trionfante ritorno. Sul palco del Macello, “a cuor contento” – come recita il titolo di uno dei suoi più recenti lavori discografici – Giovanni Lindo Ferretti.

L’eclettico e discusso artista torna ancora una volta a far sognare Padova, che raccoglie entusiasta l’invito. In una splendida serata che preannuncia la calura dell’imminente estate 2014, Ferretti non risparmia chicche da intenditori, miscelando sapientemente brani del suo repertorio da solista ai più storici e “confortanti” brani del passato.

Un uomo che spicca per fascino, carisma, presenza scenica, voce. Mille e più sensazioni diverse, che si fondono con il calare della sera e l’aria circostante, di colpo rarefatta e surreale. Sono oramai storia gli indimenticati e fertili trascorsi con Massimo Zamboni, così come con i membri che andranno a comporre, anni dopo, i Litfiba.

E’ on stage il Ferretti camaleontico, capace di passare dalle tenebre di testi un po’ ostici al tonante ritmo dei suoi brani più scanzonati. In più momenti, durante il concerto, emerge la sua vena filosofica e pensosa (è nota la sua fascinazione per il Pensiero dell’Islam e per quello cinese) che trasporta altrove, trascinando l’orecchio e la mente in una dimensione altra, lontana, evanescente. Aliena.

La cornice del Macello si presta a meraviglia per impreziosire un’esibizione calda, intensa, evocatrice di mille mondi diversi… tutti riuniti in un unico uomo, non esente da mille controversie politiche e personali. Al suo fianco, i fedeli e pimpanti Ezio Bonicelli (violino) e Luca A. Rossi (chitarra elettrica).

Storico membro e padre fondatore dei CCCP Fedeli alla linea, poi reinventati e riuniti sotto il nome di CSI Consorzio Suonatori Indipendenti in seguito al crollo dell’URSS, e infine PGR Per Grazia Ricevuta, Ferretti è fautore di un irridente punk “emiliano, filosofico e filosovietico”. Il tempo è quello maturo, sin dal 2002, per un’audace svolta solista: celebre, forse incontrastato esponente del punk italiano anni ’80, Ferretti si riconferma ancora una volta cantante e paroliere sopraffino.

Si inizia in sordina, con una voce un po’ sussurrata e melanconica (“Canto eroico”, “Tu menti”), per poi strizzare l’occhio al pubblico con “Amandoti” – hit-diamante portata al grande pubblico da Gianna Nannini – e proseguire con “Tomorrow”, nota ai più per la versione cantata da Amanda Lear. Grazie al manifesto punk “Mi ami?” il pubblico canta a gran voce, per poi scatenarsi letteralmente sulle note di quell’indimenticabile “Emilia Paranoica” che decretò il successo dei CCCP.

Un breve intermezzo e si riprende. Il sound è corposo e sfrontato, buffo in “Oh, battagliero!”, urlato in “Per me lo so”, orientaleggiante in “Radio Kabul”, cinico e cupo in “Barbaro” (“banche! banche! banche! banche!”). Preziosa, melanconica, emozionante e diamantina spicca un’altra hit: “Annarella”. “Per me lo so” e scatta il pogo tra la folla rapita.

Un successo di pubblico che applaude, rivive, si emoziona dopo aver tanto atteso. “Maledizioni, invocazioni, preghiere… (…) solo una terapia, solo una terapia, solo una terapia” che Ferretti regala al pubblico, lasciandosi scappare qualche sorriso mentre fuma una sigaretta sul palco, indietreggia, avanza, si guarda le scarpe e canta meditabondo con una mano in tasca.