Esperanza Spalding @ Gran Teatro Geox, 10 novembre 2015

Il jazz piace solo a chi lo fa” diceva John Coltrane, un personaggio che certamente aveva il suo da dire riguardo l’argomento. Il jazz praticato da Esperanza Spalding è però radicalmente diverso da quello che un ascoltatore occasionale è abituato ad ascoltare. La bassista di Portland fa proprie le lezioni dei grandi maestri come Ornette Coleman, Ron Carter e Dave Holland addomesticandole però nelle strutture di una tipica canzone pop. Ci sono le grandi aperture vocali e i ritornelli coinvolgenti, ma anche gli accordi di settima e le improvvisazioni dei musicisti. Insomma il jazz di Esperanza ti scivola addosso come un vestito, quasi senza accorgertene, facendo apprezzare anche ai meno esperti generi più difficili come la fusion con derive progressive.

Quello che stupisce è però la perfezione, non solamente tecnica, dello spettacolo. Il nuovo tour portato al Gran Teatro Geox EMILY’S D+ EVOLUTION vede la totalità dei brani provenienti dal suo nuovo repertorio inedito in prossima uscita. Anche i fan più sfegatati si sono trovati davanti a pezzi mai ascoltati prima, articolati in una sorta di concept visuale ed artistico. Monologhi recitati, coreografie realizzate assieme ai coristi, momenti comici alternati ad altri più emotivi hanno reso il concerto estremamente “pettinato”, rifinito e levigato nel suo svolgimento e nel suo concatenamento fra canzone e canzone; forse un po’ anomalo per un tipo di musica che fa dell’improvvisazione la sua cifra fondante, tuttavia estremamente godibile ed avvincente.

Proprio perché il live è strutturato sulla nuova produzione inedita, lo spettacolo dura solamente un’ora e venti con un unico bis, molto strano e divertente, consistente nella canzone I Want It Now da Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato, il film del 1971 con Gene Wielder. Poco, per un’artista che ha quattro album solisti alle spalle.

Tecnicamente Esperanza è di una perfezione che mette quasi in soggezione. Passa agilmente dal pianoforte al basso ed è capace di virtuosismi vocali impressionanti, il tutto mentre esegue complicate linee di basso. Le uniche cose che hanno funestato il concerto sono stati i numerosi problemi audio incappati durante la serata che hanno disturbato un po’ la prima parte dell’esibizione e il mixaggio un po’ troppo aggressivo della batteria, che si sarebbe adattato meglio ad un concerto rock.

Tommaso Rocchi