Brunori Sas vince il Premio Amnesty International Italia

“L’uomo nero” di Brunori Sas è la canzone vincitrice per il 2018 del Premio Amnesty International Italia.  Il riconoscimento vuole premiare il miglior brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.

Il premio è stato indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà. Prima di Dario Brunori, che presto vedremo impegnato in un programma televisivo su Rai 3 , negli anni scorsi il premio è stato vinto da: “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi, “Non è un film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini, “Atto di forza” di Francesco e Max Gazzé e “Scendi giù” di Mannarino, “Pronti a salpare” di Edoardo Bennato, “Ballata triste” di Nada.

Dario Brunori vince il Premio Amnesty International Italia

“Mai come oggi, ‘L’uomo nero’ assume un significato speciale per me – ha dichiarato Dario Brunori in una nota di Voci per la Libertà -. Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro (e sarà a Padova mercoledì 28 marzo ndr), è il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte ogni sera. Eppure all’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perché, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in sé, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: ‘Io che sorseggio l’ennesimo amaro, seduto a un tavolo sui Navigli, pensando in fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli… e invece no’”.

“Come in altri pezzi dell’ultimo album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano – ha continuato il cantautore -, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte. C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso. Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di essere rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma. Grazie di cuore a Amnesty International Italia e a Voci per la libertà.”

La premiazione di Dario Brunori

La premiazione ufficiale avverrà a Rosolina Mare (Rovigo) domenica 22 luglio, nel corso della serata finale della 21a edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, festival che si terrà dal 19 al 22 luglio.

Il testo de “L’uomo Nero”: canzone vincitrice del Premio Amnesty International 2018

Hai notato che l’uomo nero
spesso ha un debole per i cani
Pubblica foto coi suoi bambini
vestito in abiti militari
Hai notato che spesso dice
che noi siamo troppo buoni
e che a esser tolleranti poi
si passa per coglioni

Hai notato che gli argomenti
sono sempre più o meno quelli:
rubano, sporcano, puzzano e allora
olio di ricino e manganelli
Hai notato che parla ancora
di razza pura, di razza ariana
ma poi spesso è un po’ meno ortodosso
quando si tratta di una puttana

E tu, tu che pensavi che fosse tutta acqua passata
che questa tragica, misera storia
non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso e nei sorrisi di Mandela,
tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata la primavera e invece no
e invece no.

Hai notato che l’uomo nero
spesso ha un debole per la casa
A casa nostra, a casa loro,
tutta una vita casa e lavoro
Ed è un maniaco della famiglia
soprattutto quella cristiana
per cui ama il prossimo suo
solo se è carne di razza italiana

Ed hai notato che l’uomo nero
si annida anche nel mio cervello
quando piuttosto che aprire la porta
la chiudo a chiave col chiavistello
Quando ho temuto per la mia vita
seduto su un autobus di Milano
solo perché un ragazzino arabo
si è messo a pregare leggendo il Corano

E tu, tu che pensavi che fosse tutta acqua passata
che questa tragica, lurida storia
non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso e nei sorrisi di Mandela,
tu che pensavi che dopo l’inverno
sarebbe arrivata la primavera e invece no
e invece no.

E io, io che pensavo che fosse tutta
una passeggiata
E che bastasse cantare canzoni
per dare al mondo una sistemata
Io che sorseggio l’ennesimo amaro
seduto a un tavolo sui navigli
pensando:
“in fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli”
E invece no, e invece no.