Anche 9mila anni fa ci si ammalava di calcoli

Lungo la sponda sinistra del Nilo Bianco, nel Sudan Centrale e più precisamente a 20 chilometri a sud di Omdurman, sono stati rinvenuti i resti di un individuo anziano vissuto più di 9.000 anni affetto da calcolosi batterica.

Il ritrovamento è avvenuto nel cimitero preistorico di Al Khiday e le analisi sui tre calcoli, condotte da Lara Maritan, Gilberto Artioli e Gregorio dal Sasso del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, hanno appurato inequivocabilmente l’origine prostatica escludendo altre forme di calcolosi, come quella renale più comune tra le patologie riconosciute nelle popolazioni preistoriche.

La scoperta conferma come alcuni agenti patogeni siano molto antichi, alcuni databili anche a 65.000 anni fa, ribaltando in questo modo l’opinione prevalente che vuole l’origine di molte malattie che affliggono l’uomo collegata all’avvento dell’economia di produzione, ovvero al momento in cui più stretti si sono fatti i rapporti tra uomo e animale, spesso vettore di infezioni batteriche.

“E’ la più antica attestazione di calcoli alla prostata su un essere umano – ha dichiarato Lara Maritan ai nostri microfoni – durante lo scavo nelle sepolture abbiamo trovato queste grosse pietre nella zona pelvica e subito abbiamo cominciato ad analizzarli”.

Ascolta la prima parte dell’intervista con Lara Maritan ⬇️

Lo studio pubblicato sicuramente getta luce sull’antichità di questa patologia e conferma l’importanza del cimitero di Al Khiday per gli studi sull’evoluzione delle popolazioni che sono vissute nella valle del Nilo. Come dimostrato da altri lavori pubblicati dal gruppo di ricerca dell’Università di Padova, in collaborazione con gli archeologi che li hanno riportati alla luce, i resti scheletrici rinvenuti in questo cimitero costituiscono un vero e proprio laboratorio per lo studio dei processi nella formazione di un fossile che interessano contesti archeologici in regioni aride, influenzati da processi climatici e erosivi.

“La cosa più entusiasmante di questa scoperta è stata collaborare con un team variegato – ha continuato Lara Maritan – questo ci ha permesso di contestualizzare e comprendere meglio molti aspetti: noi come scienziati siamo più attenti al dato numerico, ma così abbiamo potuto apprezzare tutte le ricadute della scoperta”.

Ascolta la seconda parte dell’intervista con Lara Maritan ⬇️

LO STUDIO DEI CALCOLI

I calcoli, due dei quali erano grandi circa 3 centimetri di diametro e pesavano 12-15 grammi, sono stati indagati al microscopio a scansione elettronica (SEM) e in diffrazione ai raggi X mostrando una struttura e composizione molto particolare data da cristalli di apatite e whitlockite.

IL RITROVAMENTO

L’individuo è stato rinvenuto nello scavo di un’area cimiteriale investigata per circa 1500 metri quadri dalla missione archeologica italiana diretta da Donatella Usai e Sandro Salvatori del Centro Studi Sudanesi e Sub-Sahariani di Treviso, supportata scientificamente dalle Università di Padova, Parma e Milano, e con il contributo del Ministero degli Affari Esteri.

La peculiarità della necropoli è data dalle sepolture di epoca pre-Mesolitica che mostrano un rituale piuttosto inusuale: la maggior parte degli inumati è sepolta in posizione allungata ma prona, rituale riscontrato in rarissimi casi in altre parti del mondo.

Il termine pre-Mesolitico è stato adottato a seguito delle indicazioni stratigrafiche che individuano queste sepolture come precedenti a un abitato di circa 9.000 anni fa che insiste nella stessa area, non potendo essere datate con il metodo classico del radiocarbonio perché il sedimento depositato è stato fortemente deteriorato dal punto di vista chimico e fisico.

Antonio Massariolo
Chi è Antonio Massariolo
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