5 film sulla storia dell’hip-hop

Oggi Google ci ricorda che sono passati 44 anni quando Gran Wizard Theodore ha inventato lo scratch, casualmente, volendo riportare all’inizio una canzone di un vinile che stava mettendo durante una festa tra amici. Hai presente quando scarabocchi senza pensare e puntualmente ti esce un Picasso che quasi supera un originale? Così. Non ci ha pensato. Ed ha segnato la storia della musica hop-hop, portando indietro quei vinili con i polpastrelli.

Oggi la pratica dello scratch ha cambiato decisamente sembianze. In effetti gli ultimi 10 anni di musica hanno allontanato inevitabilmente questo suono dalla musica di massa, quella che più ascoltiamo in radio edit, per dire. Il suono dei vinili è stato velocemente gambizzato dalle campionature, ma ovviamente non per questo ha cessato di esistere. Vi proponiamo alcuni film sonori girati durante il periodo apicale della cultura rap sbocciata negli anni ’70, che documentano l’aria che ha ossigenato la break dance, la musica del ghetto, le lotte contro la disparità sociale, ma soprattutto una filosofia di vita condivisa da un’enorme comunità: quella dell’ hip-hop.

SCRATCH (2001)

Il documentario di Doug Pray indaga il mondo del hip-hop, con occhi da DJ: da quando i DJ iniziarono ad estendere le pause durante i propri records (ispirando un nuovo approccio alla danza ed al rap) alla sua più recente esplosione come movimento musicale chiamato turntablism. Grand Wizard Theodore racconta la storia di come è entrato in rapporto con lo scratch, mentre altri artisti spiegano come sono stati iniziati all’hip-hop e alla tecnica del graffio fornendo storie e aneddoti sulle loro esperienze personali.

BEAT STREET (1984)

Lontano dai luoghi comuni della comunità afroamericana, questo film diretto da Stan Lathan ci propone un Bronx quasi completamente inedito al pubblico: quello delle jam session a ritmo di scratch e tecniche di turntablism organizzate negli edifici abbandonati, degli originali MC che si esibivano alle feste con il loro freestyle sperimentale, delle gare di ballo fra i giovanissimi gruppi di break dancer tipo i Rocksteady Crew e i New York City Breakers. Un Guy Davis che interpreta uno dei primi DJ che cominciarono a produrre musica con pattern e sintetizzatori. Il genere, più che rap nel suo stampo più classico, è prevalentemente electro funk: sotto-genere dell’hip-hop che unisce la metrica del break tempo con i suoni delle Roland 808.

KRUSH GROOVE (1985)

Blair Underwood interpreta un manager (Russel Walker) che cerca disperatamente finanziamenti per stampare più record possibili per il primo successo dei Run-DMC. Il film è basato sui primi giorni della Def Jam Recordings e l’inizio di carriera del futuro produttore Russell Simmons. Tra gli attori ci sono i Run-DMC, la bellissima Sheila E., I Fat Boys e naturalmente il pioniere Afrika Bambaataa, che fa la sua bella comparsa assieme ai suoi Soulsonic Force, dall’abbigliamento sempre molto sobrio.

WILD STYLE (1983)

Distribuito all’inizio quasi clandestinamente e col tempo guadagnatosi lo status di culto tra gli appassionati dell’hip-hop, questo documentario è una specie di ibrido tra un videoclip, una fiction ed un musical. La colonna sonora è pazzesca (tra i creatori Grand Wizard Theodore e Busy Bee) ed ha ispirato gruppi come A Tribe Called Quest, i Cypress Hill ed i Beastie Boys, che vi hanno estratto dei campioni per produrre interessanti creazioni.

GET ON UP (2014)

Non c’è hip-hop, senza Soul. In stile prettamente americano questo film ha comunque un fondo di verità. Parla della vita di James Brown: serve aggiungere altro?